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Rafa, questo non sei tu

Nel secondo turno del Torneo Olimpico di tennis è andato in scena il capitolo numero 60 dell’eterna sfida tra Rafael Nadal e Novak Djokovic. Si giocava sul Philippe Chatrier, il campo centrale del Roland Garros, considerata la casa di Nadal.

Ha vinto agevolmente il serbo con il punteggio di 6-1 6-4, risultato che sarebbe potuto essere anche più netto.

Sono cresciuto con il mito di Rafael Nadal, l’indomabile mancino spagnolo, l’unico capace di spodestare Roger Federer dei primi anni duemila, con il suo tennis d’inizio carriera tutto cuore e velocità.

Ho sempre preferito Rafa, forse perché tifare Federer era troppo facile, forse perché la grinta dello spagnolo e i suoi ripetuti “vamos” col pugno alzato mi hanno sempre fatto battere il cuore. Sicuramente mi sono goduto tutta la carriera di questi due fenomeni, dall’epica finale di Wimbledon del 2008, passando per la finale dell’Australian Open del 2017, per finire con le lacrime nel giorno dell’addio al tennis di RF in Laver Cup.

E Djokovic? E poi arriva lui, il terzo incomodo. L’uomo capace di riscrivere tutti i record di questo sport, contro tutto e tutti, demolendo Nadal a casa sua, come nel peggiore dei film dell’orrore.

Come detto l’incontro è stato il sessantesimo tra i due, con il bilancio di 31 a 29 per Djokovic, con il serbo che però ha vinto 16 degli ultimi 23 incontri disputati, dal 2013 ad oggi.

La partita è stata un dominio di Novak, che è stato avanti 6-1 4-0, per poi farsi rimontare sul 4 pari, complice un calo di tensione, e infine chiudere il secondo set e il match con il punteggio di 6-4.

Dal punto di vista tecnico c’è poco da dire. Lo spagnolo non è mai stato in grado di controllare il gioco, né al servizio né in risposta. Djokovic ha potuto gestire in lungo e in largo il ritmo della partita. Nadal non è mai riuscito a trovare la profondità, nemmeno con il diritto, e con una velocità di crociera ridotta ai minimi storici, per il serbo è stata poco più che una formalità.

Sinceramente ero molto preoccupato prima dell’inizio del match, temevo potesse essere una catastrofe, ed effettivamente, solo quei venti minuti di distrazione di Djokovic, non l’hanno resa tale.

Nonostante Rafa, durante tutta la carriera, ci abbia abituato a risorgere dalle ceneri, anche quando tutti lo davano per finito e nonostante la sua encomiabile resilienza dimostrata anche oggi, per certi versi commovente, è arrivato il momento di dire basta.

L’occasione per concludere la carriera in bellezza è delle più ghiotte e sarebbe un finale romantico. Nadal sta giocando il torneo di doppio in coppia con Carlos Alcaraz, il suo erede al trono, e le possibilità di vincere una medaglia sono piuttosto alte.

Al contrario, concludere la carriera girando per tornei minori e lottando contro i peggiori pallettari del circuito renderebbe il finale più amaro.

Concludo questo articolo con un messaggio per Nadal.

Non è giusto, nei tuoi confronti in primis, scendere in campo in queste condizioni senza la minima possibilità di essere competitivo.

Non è giusto, nei confronti di chi non ha avuto la fortuna di ammirarti nel pieno della tua carriera, mostrarti così debole e inerme di fronte al più grande nemico della tua carriera che non vedeva l’ora di suonare il canto del cigno, il tuo canto del cigno.

Grazie per tutto quello che hai dato a questo sport, Rafa, ma questo non sei tu.

Vamos

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