Non dev’essere stato facile vivere una carriera nell’ombra di Nadal, lo spagnolo più forte di tutti i tempi.
Una carriera all’insegna del sudore e della dedizione, raggiungendo risultati difficilmente immaginabili, grazie alla voglia di migliorarsi sporcandosi le mani giorno dopo giorno.
Ferrer è la prova che nello sport la costanza è tutto.

David Ferrer nasce il 2 aprile 1982 a Jávea, rinomata località balneare sulla Costa Brava, nella Comunità Valenciana e inizia a giocare a tennis all’età di 7 anni insieme al fratello Javier e al padre.
All’età di 12 anni si trasferisce a Gandia e due anni dopo a Barcellona per allenarsi in un centro della Federazione Catalana.
In questo periodo inizia ad allenarsi con Javier Piles che, a causa dello scarso impegno mostrato dal suo allievo, lo mette in punizione chiudendolo a chiave in un piccolo locale di 2m x 2m senza luce. Ferrer stufo del tennis abbandona l’accademia per lavorare in un cantiere edile. La lontananza dal tennis dura però solo 7 giorni e il sodalizio con Piles durerà fino al 2013. Probabilmente sarà questo l’episodio che segnerà la sua carriera.
Nel 2002 debutta nel circuito ATP dopo aver fatto 3 anni di gavetta tra Futures e Challenger, e anche complice la vittoria del torneo di Bucarest, termina il primo anno tra i grandi all’interno dei top 60.
I due anni successivi si rivelano più complicati del previsto, i risultati faticano ad arrivare, fatta eccezione per la prestigiosa eliminazione di Agassi, allora numero 1 al mondo, agli Internazionali di Roma del 2003 e la classifica fatica a decollare.
Ferrer, però, è uno abituato a non mollare mai e infatti nel 2005 le cose cambiano radicalmente. A Miami raggiunge per la prima volta le semifinali in un 1000, stessa cosa a Roma qualche mese dopo e al Roland Garros si spinge fino ai quarti di finale. Perderà tutte e tre le volte contro il connazionale Rafa Nadal. Chiude l’anno in 14esima posizione.
Negli anni successivi si conferma ad altissimi livelli ed entra stabilmente in top 10. Vince 3 Coppe Davis con la Spagna, arriva in finale al Master, oggi ribattezzate ATP Finals, del 2007, dove viene sconfitto da Federer e raggiunge le prime finali 1000: a Roma nel 2010 e a Monte Carlo nel 2011, dove viene sconfitto indovinate da chi? Rafa Nadal. Tra il 2006 e il 2011 vince 10 titoli ATP.
Il meglio però deve ancora venire e all’alba dei 30 anni Ferrer inizia a giocare il miglior tennis della sua carriera. Nel 2012 trionfa in ben 7 tornei tra cui il Master 1000 di Parigi Bercy, caso vuole che sia uno dei due 1000 che mancano nella bacheca di Nadal. A fine stagione è il giocatore con più partite vinte nel circuito, superando anche Novak Djokovic, con 76 successi.
Il 2013 è l’anno in cui raggiunge, senza perdere set, la prima e unica finale Slam in carriera, al Roland Garros, superando ai quarti Roger Federer. Neanche a dirlo, l’ostacolo in finale si chiama Nadal, che dopo aver vinto un match incredibile in semifinale contro Djokovic, lo batte nettamente con il punteggio di 6-3 6-2 6-3.
Dopo il match Ferrer dichiarerà: “Quando perdi una finale Slam, è normale che tu sia triste. Ma ho dato tutto, e questo è quello che conta. Spero che non sia la mia ultima finale, anche se sarà difficile tornarci. Giocare contro Nadal in una finale del Roland Garros è una delle sfide più dure nello sport“.
Da Nadal invece solo elogi al suo avversario: “Giocare contro Ferrer non è mai facile. È uno dei miei più grandi amici nel circuito, e una delle persone più corrette che conosca. È una fortuna averlo come avversario e come esempio. Non mi piace quando la gente sottovaluta Ferrer. Se non ha vinto Slam, non è colpa sua, ma del momento storico in cui ha giocato. In qualsiasi altra epoca, avrebbe avuto molti titoli“.

Raggiunge in seguito la finale a Parigi Bercy, per il secondo anno consecutivo, dove però viene sconfitto in 2 set da Djokovic. Chiude l’anno in 3° posizione, il suo miglior ranking, superando tra gli altri Federer e Murray.
Nel 2016, dopo un altro paio d’anni di successi, esce, per la prima volta dal 2010, dalla top 10 e chiude l’anno addirittura fuori dai primi 20, non riuscendo a vincere nessun torneo.
L’ultima gioia se la regala a Bastad nel 2017, dove sconfigge Dolgopolov in 2 set. È il 27esimo torneo ATP della carriera.
Dopo essere uscito dalla top 100 nel 2018, decide di appendere la racchetta al chiodo. Conclude la sua carriera l’8 maggio del 2019 nel torneo di casa a Madrid, dove viene sconfitto al secondo turno da Alexander Zverev, lo stesso con cui Nadal ha giocato e perso l’ultimo incontro al Roland Garros della sua carriera.
Dopo il ritiro, entra come coach nello staff proprio di Zverev. Il rapporto tra i due, nonostante i buoni risultati, si interrompe dopo pochi mesi per volere dello spagnolo.
Dal dicembre del 2022 è capitano della squadra maschile spagnola di Coppa Davis.
Nel 2016 l’ATP l’ha inserito in una lista dei 20 migliori giocatori di sempre a non aver mai vinto un titolo dello Slam.
È inoltre considerato uno dei tennisti spagnoli più forti di tutti i tempi, basti pensare che hanno vinto più titoli di lui solo Nadal e Orantes.
Dal punto di vista tecnico, Ferrer faceva della regolarità, della grinta e della velocità i suoi punti di forza. Era inoltre un gran ribattitore, tanto che Darren Cahill ha dichiarato che lui e Djokovic sono i migliori di sempre in questa specialità.
Non era un amante del gioco di volo e non aveva eccelse doti tecniche. Tuttavia è stato in grado di migliorarsi anno dopo anno.
Anche per via della sua statura, 175 cm, non eccelleva al servizio, ma è comunque riuscito in carriera a raggiungere picchi di velocità superiori ai 200 km/h.
Nonostante un gioco che si adattava perfettamente alla terra battuta ha ottenuto ottimi risultati anche sul cemento, superficie sulla quale ha vinto l’unico 1000 della carriera.
Grazie alla costanza e longevità è stato in grado di vincere 734 incontri in carriera, piazzandosi in 12esima posizione nella lista dei giocatori con più vittorie ATP di sempre.
Sebbene per tutta la carriera abbia giocato un tennis poco spettacolare, è stato in grado di farsi apprezzare da tutti, avversari e tifosi, grazie al suo carattere: un esempio di umiltà e correttezza.
Nelle prime fasi della sua carriera Ferrer ha cambiato diverse racchette: Wilson, Head e Prince per poi passare definitivamente a Babolat. Per quanto riguarda l’abbigliamento ha indossato per tutta la carriera dei sobrissimi outfit Lotto, in perfetto stile Ferrer.

Ha sfidato i più forti, ha perso contro i più grandi, ma non ha mai smesso di lottare. In un’altra generazione, Ferrer avrebbe vinto molto di più. Ma ha lasciato comunque un segno profondo: quello di un lottatore instancabile, rispettato da tutti, che ha reso onore al tennis anche senza uno Slam in bacheca.
David Ferrer, il re del tennis operaio.
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